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venerdì 18 maggio 2012

Un anno di lavoro: ora crediamoci!


Ormai è passato quasi un anno dall’apertura del Centro Socio Educativo ‘G. Palmieri’ in località Selva Piana a Campobasso. Progetto nato dalla collaborazione tra Comune di Campobasso, Asrem e Regione Molise. Un anno di attività che ha raccolto il consenso di utenti, familiari e della città. E per ricordare l’importanza di un progetto che, ad oggi, accoglie quattordici utenti con disagi gravi, la SIRIO Società Cooperativa Sociale, gestore del centro, ha pensato di dar vita ad un cortometraggio dal titolo ‘Alice nel centro delle meraviglie’ la cui prima si terrà il 28 maggio, alle ore 17,30, presso la sala convegni della Biblioteca Albino in via D’Amato. Lo spunto? “La necessità di condividere con tutti l’esperienza che ci ha arricchiti per una anno e la speranza di avviare una serie di riflessioni sul progetto stesso in occasione dell’imminente scadenza di metà giugno”. A parlare è la responsabile, la dottoressa Anna Mary Marino.


Un anno di attività ed il riconoscimento di utenti e familiari. Cos’è, in sintesi, il centro socio educativo ‘G. Palmieri’?

E’ un centro nato per dare una risposta chiara ad una necessità evidente per gli utenti ed i loro familiari: ovvero un punto di riferimento per chi vive problematiche legate a ritardi mentali che, sotto il punto di vista epidemiologico, sono patologie rilevanti.

A chi è rivolto il servizio?

A quattordici utenti. Badi, il limite massimo è stabilito dal progetto, appaltato dal Comune di Campobasso, e da limiti dovuti alle dimensioni della struttura e al numero di operatori. Ma, in effetti, le richieste sono molte di più: esiste già una lista di attesa per eventuali successivi ingressi.

Quali sono le attività svolte nel centro dagli utenti?

Premetto che ogni azione è individuata e differenziata sulla base dei bisogni rilevati e delle potenzialità dei singoli. Lo scopo, di base, è il raggiungimento dell’autonomia personale, il potenziamento del bagaglio di abilità e la facilitazione di relazioni interpersonali che favoriscano l’interazione, altrimenti difficile. Le attività laboratoriali interne (teatro, creatività, pittura e riciclaggio, informatica, letto-scrittura e matematica, ambiente) sono affiancate da attività esterne,  che coinvolgono anche scuole come l’ITIS (progetto di informatica), il Conservatorio di Musica  “L. Perosi”(progetto di musica), il  Cus (progetto sport), attività di ippoterapia.





Poi ci sono i familiari…

Certo. Il centro coinvolge in maniera diretta i familiari  dall’inizio del progetto. I familiari sono costantemente informati di tutti i processi organizzativi, sulla programmazione e sulla progettazione individuale di ognuno. Offriamo loro  la garanzia di supporto anche  nella relazione con i servizi sanitari pubblici come i Centro di riabilitazione  ed il Centro di Salute Mentale. Inoltre la proposta di gruppi di auto mutuo aiuto completano un’interazione che è assicurata da costanti riunioni finalizzate alla condivisione ed all’informazione sui percorsi da attuare.

Un percorso, in un certo senso, innovativo che ha il suo punto di forza…

…in una linea ben chiara, scelta dalla cooperativa Sirio, per questo come per tutti i progetti/servizi che gestisce. Un alto livello di professionalità sia amministrativo - gestionale che d’offerta diretta all’utenza, ottenuto attraverso un’attenzione particolare al metodo ed alle professionalità investite. I nostri educatori, gli assistenti sociali, gli psicologi, gli operatori sociosanitari, sono parte essenziale di una rete capace di esaltare le caratteristiche di ognuno e di dare, così, una risposta puntuale alle esigenze di utenti e familiari.

E ora facciamo il punto.

Già. L’evento del 28 maggio avrà questa ed un'altra funzione. Innanzitutto sarà l’occasione per presentare il cortometraggio realizzato in collaborazione con il regista Willy Mussini. Un lavoro che coinvolge gli utenti nell’espressione di un benessere derivante dalla soddisfazione di alcune necessità a cui il centro sopperisce. Non mi faccia rivelare la trama, sarà una sorpresa. L’unica cosa che posso dire è che l’approccio è stato distante anni luce dall’ottica pietistica. Poi faremo il punto della situazione, condividendo con i cittadini, i familiari e le istituzioni i percorsi attuati in quest’anno di progetto.

Il passo successivo?

E’ la speranza di sensibilizzare soprattutto le istituzioni alla necessità che un progetto di questo tipo possa diventare una risposta permanente almeno per i soggetti coinvolti in quest’anno.





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