Ormai da diversi anni ricercatori e medici discutono sul possibile uso
della canapa indiana (Cannabis sativa) e dei suoi derivati, come l’hashish e la
marijuana, per scopi terapeutici in diverse patologie neurologiche come, ad
esempio, la sclerosi multipla ed i traumi cranici e del midollo spinale.
Tuttavia, la mancanza di dati sui meccanismi di tale azione ha sino ad ora
rallentato le possibili applicazioni cliniche. Infatti, nonostante le molte
evidenze cliniche dell’azione della Cannabis e dei suoi derivati, i meccanismi
con cui i principi attivi contenuti nella Cannabis svolgono un’azione
neuroprotettiva non sono ancora del tutto noti. Nuova luce sulle effettive
capacità terapeutiche di questa sostanza e dei meccanismi d’azione della stessa
arrivano ora da un ulteriore studio svolto in questo campo dall’IRCCS
Fondazione Santa Lucia di Roma in collaborazione con l’Università di Teramo.
Il
lavoro scientifico è stato pubblicato sul Journal of Molecular Medicine. Lo
studio ha permesso, per la prima volta, di caratterizzare i rapporti tra la stimolazione
da Cannabis e l’azione di un composto gassoso ben noto per le sue azioni sulle
cellule del Sistema Nervoso Centrale (SNC): l’ossido di azoto. Questa molecola,
da decenni al centro dell’interesse dei ricercatori, è coinvolta nella
regolazione di importanti funzioni del SNC e svolge azioni sia in senso
neuroprotettivo che neurotossico. La ricerca della Fondazione Santa Lucia e
dell’Università di Teramo ha dimostrato come, proprio attraverso i recettori
cannabici, ed in particolar modo il recettore cannabico di tipo 2, sia
possibile indirizzare gli effetti dell’ossido di azoto in senso neuroprotettivo
o neurotossico. E’ stato così compiuto un passo avanti per lo sviluppo di
farmaci in grado di agire in modo selettivo sull’ossido di azoto inducendo solo
effetti neuroprotettivi e questo grazie all’azione della Cannabis. In
conclusione, lo studio permette sia di fare un ulteriore passo avanti nella
comprensione del meccanismo d’azione attraverso cui il principio attivo della
Cannabis esercita la sua funzione neuroprotettiva a seguito di danno cerebrale,
sia di guardare con maggiore interesse all’uso di queste sostanze in ambito
clinico tanto per le malattie acute che croniche del SNC. Grazie a questi
risultati, si aprono ora interessanti prospettive in ambito terapeutico per lo
sviluppo di nuovi approcci farmacologici, utili per patologie di grande
diffusione, come l’ictus e la sclerosi multipla, in grado di “sfruttare” la
proprietà neuroprotettiva dell’ossido d’azoto mediata dall’azione della
Cannabis. Queste importanti evidenze scientifiche sono state ottenute
utilizzando avanzate tecniche di biochimica, neuromorfologia funzionale in
microscopia confocale, test farmacologici e valutazione comportamentale del
recupero nel modello animale dopo un danno al Sistema Nervoso Centrale. Il
lavoro scientifico si è svolto presso la Fondazione Santa Lucia nell’ambito
delle linee di ricerca in Neuroscienze Sperimentali dirette da Giorgio
Bernardi. Tutto lo studio è stato coordinato da Marco Molinari e da Mauro
Maccarrone; vi hanno preso parte Sergio Oddi, Laura Latini, Maria Teresa
Viscomi e Elisa Bisicchia. Con la Fondazione Santa Lucia di Roma ha collaborato
il Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate dell’Università di Teramo
diretto dal prof. Maccarrone e di cui fa parte anche il Dott. Oddi. I risultati
di questo nuovo lavoro si aggiungono a quelli dei precedenti studi svolti nel
2009 e nel 2010 dai ricercatori della Fondazione sul ruolo degli
endocannabinoidi nelle patologie neurologiche.
Fonte: www.sanitanews.it
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