
La parola deriva
dal latino praeiudicium composto da prae – pre – e iudicium – giudizio; quindi
giudizio anticipato verso un’idea, verso una persona, preclusione, preconcetto,
prevenzione.
Il pregiudizio è
un atteggiamento di intergruppo particolarmente studiato dalle scienze sociali.
In psicologia s’intende l’opinione preconcetta concepita non per conoscenza
diretta di un fatto, di una persona o di un gruppo sociale, quanto piuttosto in
base alle opinioni comuni o alle voci.
G. W. Allport è
stato uno degli autori che ha maggiormente contribuito allo studio del
pregiudizio, nel 1954 pubblicò un’importante volume, dal titolo ‘La Natura del Pregiudizio’ nel quale
si descrivevano i processi mentali sui quali il pregiudizio si basa.
L’idea base è
che il sistema cognitivo, ha come prima necessità quella di ridurre e
semplificare la massa delle informazioni da trattare e che lo strumento
principale per ottenere questo scopo sia il raggruppamento delle informazioni
elementari in categorie omogenee. Queste
categorie non sono neutre ma implicano giudizi di valore e preferenze. Nel momento
in cui un individuo o un dato oggetto viene classificato in una di queste
categorie i valori ad esso associati vengono trasferiti su di lui. Il consolidamento
dei pregiudizi dipende poi da tutta una serie di motivazioni culturali,
storiche e sociali.
Come si supera
un pregiudizio? C’è chi ha affermato che il pregiudizio, in senso ampio, non
costituisca di per se un fenomeno da interpretarsi solo in chiave negativa:
assumerne consapevolezza crea le basi per una maggiore conoscenza è quindi per
un processo critico di analisi. Il filosofo inglese Bacone pensava che l’intelletto
umano potesse, mediante la conoscenza, liberarsi dai pregiudizi e dar vita ad
un percorso conoscitivo certo.
Fonte: Focus di Aprile 2012
Nessun commento:
Posta un commento