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lunedì 16 aprile 2012

Opg: per non dimenticare

Negare la storia non fa bene a nessuno. Chiudere gli occhi di fronte a quelle che sono state le prassi utilizzate, i comportamenti tenuti e le storture generate, resta, però, prassi consolidata: la ‘strategia’ d’uscita privilegiata. Ma perché dimenticare? Se lo saranno chiesti ad Aversa, in provincia di Caserta, consci magari del fatto che raffrontarsi a viso aperto è l’unico modo per superare realmente i traumi del passato, e da essi prendere spunto per migliorare il presente. Così, il museo dell’ospedale psichiatrico giudiziario ‘Filippo Saporito’, diviene il lettino di uno psicanalista per l’intera società.


“Pesanti catene di ferro, apparecchi coercitivi simili a strumenti per la tortura e le macchine per l'elettroterapia: il famigerato elettroschock”. C’è chi ne parla come di una vera e propria “galleria degli orrori”. Quel che importa, però, è il ruolo svolto di testimonianza di una realtà, ormai tradotta in termini di civiltà, ma che non va dimenticata né è possibile farlo a mezzo legge. Una realtà che “mostra a cosa andavano incontro i detenuti considerati pazzi e rinchiusi in quelli che tempo fa venivano chiamati manicomi criminali”.

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