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martedì 13 marzo 2012

La qualità nei servizi di salute mentale passa per Eusam

Cos’è la qualità in un servizio pubblico? Dare una risposta a questa domanda non è semplice. I fattori in gioco sono tanti da rendere necessario l’ampliamento dello spettro semantico del termine ‘qualità’. Il raggio, allora, si allarga a dismisura moltiplicando i possibili punti di partenza per un discorso sensato e le possibili strade percorribili. Così, dare un senso al tutto impone, in prima istanza, qualche punto interrogativo in più. A partire da: chi è il detentore del modello di qualità, del suo significato, in un servizio pubblico? Gli operatori, il possibile garante o gli utenti? Le scale da utilizzare per una definizione il più ‘scientifica’ possibile, sarebbero, a questo punto, varie e complesse. Il tutto prima ancora di scendere nel particolare degli indici determinanti la buona, o meno, qualità. Un punto fermo, un cardine attorno cui ruotare, però, c’è. Ed è la necessità che anche il servizio pubblico, come un prodotto commerciale, garantisca una soglia di soddisfacimento di chi ne usufruisce e, indirettamente o meno, paga una prestazione piuttosto che un materasso acquistato con diritto di recesso. Prima ancora dei dati, quindi, è necessario avere le idee chiare sul concetto basilare.

E lo studio sperimentale Eusam, elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute, ha provato a dare risposte in tal senso.

Ci ha provato coinvolgendo i servizi sanitari locali in uno screening accurato sul soddisfacimento, appunto, delle aspettative degli utenti in merito ai servizi erogati dalla sanità pubblica. In particolare, il programma s’è concentrato sulle utenze della salute mentale, sottoponendo questionari elaborati sulla base del lavoro fatto nel Regno Unito dall’istituto Picker. Ne è venuto fuori un quadro indicativo, benché non esaustivo, le cui sfaccettature sono state analizzate e discusse nell’ambito del workshop ‘Un programma innovativo per la rilevazione della qualità percepita e nei Servizi di Salute Mentale’, tenutosi venerdì 9 marzo presso l’aula Rossi dell’Iss a Roma. Discussione tutt’altro che fine a sé stessa, se considerato – come emerso – che alla base del benessere del cosiddetto paziente c’è la ‘percezione’ che lo stesso ha della validità dell’assistenza ricevuta. Aperti dal direttore del Centro nazionale di epidemiologia sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), Stefania Salmaso i lavori hanno visto i contributi, di Andrea Gardini, della Società italiana per la qualità dell’assistenza sanitaria, Vrq, nonché direttore sanitario dell’ospedale di Ferrara, della dottoressa Roberta Andrioli Stagno, del Ministero della Sanità, di Guido Vincenzo Ditta, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e del direttore del reparto di Salute Mentale dell’Iss, Antonella Gigantesco, coadiuvata dalle dottoresse Debora Del Re e Isabella Cascavilla. Alla matrice ‘ideale’, poi, si sono uniti i dati scientifici ricavati dallo studio ed esplicati, in senso generale, dal dottor Emanuele Tarolla, responsabile – in pratica – del progetto e psichiatra del dipartimento di Salute mentale dell’Iss. Il vivo dell’incontro, però, s’è raggiunto quando i soggetti coinvolti nella ricerca hanno mostrato gli esiti rilevati territorio per territorio.


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