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lunedì 20 giugno 2011

Combattere lo stigma del malato mentale. La Regione Molise è stata capofila di un progetto di collaborazione con l’Albania.

Lo scorso  30 Maggio una numerosa folla ha seguito entusiasta ed attenta, presso la sala “AxA” della tipografia Foto Lampo de La Palladino Company, prima la proiezione del cortometraggio ‘Messaggio di Speranza’ e successivamente il dibattito che ne è seguito.
Di seguito riportiamo l’articolo del 1 Giungo scorso, di Stefano Venditti, apparso su Il Nuovo Molise. Buona lettura.

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LA STORIA Il messaggio di speranza è stato affidato ad una bottiglia e lanciato nellAdriatico

CAMPOBASSO. La malattia ed in particolar modo quella mentale può trasformarsi in solitudine, in un completo distacco, voluto o forzato, dalla realtà, dal mondo che ci circonda. Attorno al mondo della salute mentale e dei suoi molteplici aspetti, medici e sociologici, in passato ma anche nel presente sono maturati stigmi e pregiudizi che sono difficili da estirpare. Malgrado la deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici e dei notevoli passi in avanti compiuti dalla psichiatria, alcune, per così dire,  antiche credenze rimangano ancora ancorate al malato di mente. La deistituzionalizzazione è il percorso che procede nella trasformazione graduale delle condizioni di vita, di trattamento, di cura, di costruzione di diritti dei pazienti con la progressiva sostituzione delle regole dell’internamento con regole fondate sulla contrattualità piena paziente-operatori: eliminazione della dimensione di controllo totale proprio dell’istituto; superamento della cultura dell’internamento; forte propositività delle procedure di inclusione sociale; sostegno globale alla persona come tale; graduale ricostruzione piena dei diritti; procedure di empowerment; coinvolgimento della popolazione; lotta contro lo stigma; superamento di approcci monodisciplinari e riduzionismi biologistici e psicologistici.


Tematiche che sono state al centro del progetto APQ Balcani promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico e che ha visto la Regione Molise come capofila della collaborazione internazionale con l’Albania e più precisamente con i centri di riabilitazione psichiatrica della città di Scutari. In prima fila ci sono stati gli utenti e i volontari del Centro Diurno di Campobasso che insieme ad altre strutture e a diverse  istituzioni locali hanno dato vita ad un progetto, non solo prettamente scientifico-medico, ma anche e soprattutto di una mirabile valenza sociale.
L’asse portante del progetto è stato la formazione in loco, nella città di Scutari, degli operatori sanitari ed una totale riorganizzazione dei servizi e delle strutture psichiatriche albanesi.
Una collaborazione transadriatica che ha permesso agli albanesi di entrare più in dettaglio nella deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici e nella nuova evoluzione della psichiatria
applicata ai disturbi mentali. Al giorno d’oggi si lavora per far crescere e maturare la cultura e il
rispetto del malato mentale, affinché si superi lo stigma e il pregiudizio e si dia maggior rilevanza ai diritti, alla dignità, al rispetto della diversità di pazienti che sono prima di tutto persone con un anima e un cuore. Un progetto che ci si augura possa continuare a lungo nel tempo, malgrado le evidenti difficoltà logistiche ed economiche. In sintesi questo è stato l’aspetto scientifico e medico di una realtà che è ancora molto arretrata per ciò che concerne la salute mentale. Ma altrettanto significativo, se non maggiore, è stato l’aspetto umano, sociale, di condivisione. Da questa esperienza e da una semplice partita di calcio che è riuscita ad unire le due sponde del mar Adriatico è nato un cortometraggio dal titolo “Messaggio di speranza” la cui prima mondiale è stata organizzata a Campobasso.
Il regista William Mussini è riuscito, in poco meno di quindici minuti, a racchiudere sulla pellicola cinematografica un grande messaggio, appunto, di speranza affinché tutti i luoghi comuni,
tutte le arretratezze mentali, tutti gli stigmi possano essere frantumati.
Nel cortometraggio è racchiusa una frase eloquente “anche dopo una notte tormentata c’è l’alba” che spiega bene il messaggio che i volontari e gli utenti che hanno preso parte al progetto vogliono lanciare a tutto il mondo: le avversità della vita sono tante e di diversa natura come può essere la malattia, ma non bisogna mai rinunciare alla speranza che qualcosa di buono, di positivo, possa accadere ad ogni essere umano. Insieme alla malattia va curata la persona nella sua complessità e va organizzato il reintegro sociale. Un messaggio che sullo schermo ha preso la forma di un foglio di carta inserito in una bottiglia che, affidata ai flutti del mare, riesce ad arrivare da Scutari a Termoli e ad essere raccolta da un gruppo di quattro amici che camminano lungo il bagnasciuga.
Da questo semplice gesto, da questa speranza, da questo ultimo ed estremo tentativo di dar voce alla
propria anima, alla propria essenza di uomo nasce la voglia di incontrarsi, di fratellanza,
di sentirsi uniti come cittadini di una e sola grande città. Il mezzo per attuare tutto ciò?
 Lo sport e il calcio in particolare!
La disperazione vinta dalla gioia di incontrarsi, la solitudine vinta da un fraterno abbraccio sul campo di gara, la tristezza vinta dalla soddisfazione di aver fatto gonfiare la rete con un pallone e di sentirsi uguale a tutti gli altri. Un momento storico per il comparto della salute mentale della città di Scutari che ha visto come protagonisti anche alcuni volontari e pazienti molisani che hanno dato vita ad un profondo legame che, senza dubbio, non si dissolverà, anzi si rafforzerà con il passare del
tempo. Tutte le emozioni, tutte le sensazioni, tutte le percezioni che questo viaggio ha lasciato nei medici, nei volontari, negli utenti, è stato racchiuso nel cortometraggio che fungerà da ambasciatore nel mondo di un semplice messaggio di speranza che, nell’era di facebook e di internet, è riuscito
ad unire due popoli che non sono separati dal mare, anzi, sono uniti dalle acque che hanno assurto la
funzione di ponte dell’amicizia e della solidarietà umana che non ha sorta di confini.
Stefano Venditti

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