
Ovvero, il Cardarelli non sarebbe
del tutto "agibile". Il condizionale va tenuto, anche se i media
locali raccontano di perizie effettuate nel lontano '89 come nel 2009 e dai
riscontri tutt'altro che incoraggianti. Ma questi sono valori tecnici che si
lasciano, in questa sede, agli addetti ai lavori. A quei periti incaricati di
vagliare le condizioni del nosocomio oggi e di cui si attendono i riscontri sul
campo. Come che sia, per ora il walzer dei 'no', dei 'si'; l'ipotesi di barricate,
di lotte estreme per la salvaguardia del Cardarelli, si rincorrono. Schegge
impazzite mentre qualcuno ricorda che "si tratta solo di un'ipotesi".
Una questione in divenire che, però, ha prodotto già una raccolta firme
(promossa da associazioni e politica d'opposizione) contro la fusione delle
strutture, mentre la politica di maggioranza frena. Perchè? Perchè aver saputo
in precedenza di tale intenzione permette ora - secondo gli ottimisti - di
sedersi ad un tavolo di trattative con lo Stato, la struttura commissariale o
chi per essi. Un tavolo di concertazione in cui stabilire i limiti
dell'operazione a garanzia del pubblico, dei posti letto e di quelli di lavoro;
delle specializzazioni, dei reparti e delle dirigenze. Rischio o opportunità da
sfruttare? La risposta varia a secondo delle opinioni. Rischio perchè, secondo
i pessimisti, si andrebbero ad intaccare i quadri occupazionali, l'offerta agli
utenti: il servizio pubblico. Opportunità perchè, secondo gli ottimisti, si
annullerebbero doppioni, calmierando la spesa, concentrando le competenze. Del
piano - che qualcuno ha definito 'pirata' in quando ancora non ufficiale - si
sa poco. E quel poco che si sa lascia in piedi le due ipotesi. Gestione
separata delle due strutture da conservare; concentrazione delle discipline
specialistiche (come cardiochirurgia, oncologia ginecologica e medica) alla
Cattolica; intervento emergenziale (con chirurgia generale, ortopedia,
medicina, chirurgia vascolare e neurochirurgia) al Cardarelli. Una struttura
per il pronto intervento ed una per le cure specialistiche: a pochi mentri di
distanza se non - in alcuni casi - nella stessa struttura. Questo quanto fatto
circolare dalle voci in merito alla riorganizzazione interna lì dove debba
'vincere' la strada della fusione. Nulla di certo, questo è ovvio. Unico dato
reale e concreto è la necessità di mettere mano (come si suol dire) in un
ambito che ha urgente bisogno di aggiustamenti, di riprendersi dal deficit, di
rientrare da un gap fatto di consulenze, appalti e incarichi esterni,
prestazioni, convenzioni e posti letto pagati fior di quattrini. C'è il bisogno
di 'razionalizzare' un sistema essenziale per la società: molisana ed italiana.
E magari bisogna farlo partendo proprio dalla società, facendola partecipare
con i suoi addetti ai lavori (medici, infermieri o amministrativi che siano),
con gli utenti ed i loro familiari. Utopia?
www.rsmcampobasso.it
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