Immerso tra le vigne, l'agricoltura biologica, il miele e i paesaggi della
Franciacorta c'e' l'Agriturismo di Cascina Clarabella con i suoi
'matti'. E' qui che e' nato il nuovo approccio al disagio mentale, che da
realtà locale promette di diventare un modello adatto ad essere diffuso in
tutto il mondo. Dal 1978, quando fu istituita la legge Basaglia con la quale sono stati
aboliti i manicomi, i metodi per affrontare i problemi psichici hanno subito
(almeno nella teoria) un'inversione: dall'esclusione e dall'isolamento del
paziente, si e' arrivati a iniziative che favoriscono sempre più la sua
inclusione e l'interazione sociale.
Ci sono stati tanti tentativi, anche se
pochi sono stati davvero realizzati fino in fondo. Quello della Cascina
Clarabella e' l'apice di questo percorso: non e' solo un agriturismo, ma una
vera e propria cooperativa che si occupa di inserimento lavorativo per le
persone con disagio psichico, in vari settori legati all'agricoltura, e che
attualmente garantisce lavoro con regolare stipendio a 67 persone. E non c'e'
solo produzione di vino e olio, ma anche didattica, strutture nelle quali si
possono seguire percorsi di cura per chi soffre di disagio mentale, un centro
diurno per l'orientamento al lavoro e alcune unità abitative affittate a equo
canone, per permettere alle persone che escono dalla comunità di intraprendere
una vita autonoma.
Ma a sentire gli esperti, un percorso di cura così illuminato e' purtroppo
ancora un'eccezione: ''L'85 per cento dei malati psichiatrici non incontrerà
mai un medico - ha spiegato Benedetto Saraceno, direttore del
Dipartimento per la salute mentale all'Organizzazione mondiale della salute -
questo significa che in realtà ci occupiamo solo del 15 per cento dei pazienti
del mondo. Però questo 15 per cento non vede uno psichiatra, ma un medico di
famiglia; e solo il 5 per cento dei 'matti' nel complesso vede un
professionista''. E ancora oggi, a più di 30 anni dalla Legge Basaglia, i
pazienti ''vengono legati ai letti, subiscono elettroshock, prendono calci
nella schiena - ha continuato Saraceno - qualcosa di sensato lo trovi solo a
Cascina Clarabella. Sono casi rari: io ho visitato 96 Paesi, i più poveri e
dimenticati del mondo '', ma solo in pochissimi luoghi si e' fatto qualcosa sul
modello della Cascina, ''grazie a ministri o assessori che hanno avuto la
lungimiranza e il coraggio di farsi aiutare da esperti del settore''.
Ad esempio l’Assessorato alla Sanità della Lombardia, che nel triennio
2009-2010-2011 ha finanziato con 900 mila euro la sperimentazione di questo
modello innovativo di psichiatria territoriale: intorno al paziente non ci sono
solo l’ospedale e il medico ma anche i familiari, la comunità, il lavoro e la
casa. ''Una struttura del genere costa 170 euro al giorno per paziente - dicono
i referenti della Regione - ma grazie a questa sperimentazione, i costi sono
stati abbattuti a 90 euro al giorno''.
''La Comunità locale e' veramente una risorsa di portata globale. L'esempio
della Cascina Clarabella - ha concluso Saraceno - andrebbe bene in tutto il
resto del mondo. Perchè la psichiatria buona e' proprio questa, che sa dare i
farmaci giusti e sa parlare ai malati. Le risorse devono stare fuori
dall'ospedale, e anche la psichiatria deve stare fuori dall'ospedale. Le
risorse ora sono in alto, e dovrebbero invece stare dove ci sono i bisogni: sul
territorio, verso il basso. Non devono stare insomma nei letti''.
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