Proponiamo ai lettori del nostro
blog l’intervista fatta ad Ignazio Marino, presidente della Commissione sul Sistema
sanitario, da Federico Tulli (della rivista Left), sullo stato degli Ospedali Giudiziari
Psichiatrici, Opg, ancora presenti sul territorio nazionale e sulla possibilità
di miglioramento delle condizioni di vita degli internati. Buona lettura.
********************************************************************************
Aversa e Napoli, Montelupo Fiorentino
e Reggio Emilia, Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, Castiglione
delle Stiviere in Lombardia. Sono i sei Ospedali psichiatrici giudiziari
italiani, sei luoghi sovraffollati: 1510 internati,tra cui 94 donne, a fronte
di 1300 posti disponibili, con scarsità di personale sanitario e di controllo.
Qui la contenzione prevale sulla cura e quello degli ex manicomi giudiziari- eliminati
per legge nel 1975 – non è un ricordo ma una drammatica realtà. Da giugno 2010
la Commissione sul Sistema Sanitario presieduta dal senatore PD Ignazio Marino
ha fatto ispezioni a sorpresa trovando internati legati a letto da cinque
giorni, estrema sporcizia, strutture fatiscenti e centinaia di pazienti che
avevano finito di scontare la pena ancora detenuti.
“Un viaggio nell’ottocento” lo
definì il senatore presentando il primo rapporto. In vista del voto sulla relazione
conclusiva che si terrà “entro la metà di Luglio”, left ha chiesto a Marino di fare il punto sui risultati dell’inchiesta
svolta con Michele Saccomanno (PDL) e Daniele Bosone (PD), relatori del
documento.
Sono certo che il testo sarà approvato
a larga maggioranza. Nessuno di noi può tollerare che esistano luoghi in Italia
dove le persone vengono dimenticate, costrette a vivere in condizioni disumane
per decenni. C’è chi è entrato negli anni 80 poco più che ventenne per aver
commesso piccoli reati ed è ancora lì. L’obbiettivo è superare gli Opg.
In che modo? Farina Coscioni denuncia la scarsità di risorse statali
per la salute mentale. Quando va bene siamo fermi a livelli essenziali di
assistenza del 1999.
Le strutture ci sono. Ciò che è
mancato fino ad ora è stata la volontà politica, l’attenzione a questo tema. La
mia proposta è di chiudere gli attuali Opg, venderli, e ridistribuire gli
internati nei piccoli ospedali “ locali “ che devono essere dismessi. Sottoponendoli
, ovviamente, a una custodia attenuata ben diversa da quella attuale. Ho visto
luoghi infernali, rimasti inalterati dai tempi del Codice Rocco del 1930, e
cittadini privati del diritto alla cura stabilito dall’articolo 32 della
Costituzione.
Tra i “detenuti” ci sono 389 persone per le quali non sussiste più il
requisito di pericolosità sociale. I fondi per accoglierli in strutture
sanitarie ci sono. Perché non li fanno uscire?
Gli stessi magistrati che prorogano
la detenzione per mancanza di percorsi alternativi di assistenza definiscono
questa condizione “ergastolo bianco”. Dei 5 milioni stanziati solo 3 milioni e
400mila sono stati effettivamente richiesti dalle Regioni. Mancano all’appello
Abruzzo, Calabria, Friuli, Lazio, Liguria, Molise, provincia autonoma di
Bolzano, Sicilia e Val d’Aosta. Questa settimana ho ricevuto una lettera dal
presidente della Campania, Caldoro, in
cui si impegna a richiedere i fondi per l’assistenza ai 75 residenti campani
che hanno il diritto di lasciare l’Opg.
Federico Tulli.
Fonte left – Avvenimenti, numero 27 – 8 luglio 2011
Gli ospedali psichiatrici giudiziali sono strutture fatiscenti in cui gli internati vivono in condizioni disumane.In queste strutture l’obiettivo principale dovrebbe essere la cura del disabile psichico ma in realtà ciò che si persegue è la punizione anche fisica dell’internato. Scandalosa e’ poi la situazione di quell’internati non pericolosi socialmente che per mancanza di percorsi di assistenza alternativi sono costretti a restare confinati negli Ospedali psichiatrico giudiziari.In tutto questo e’ da registare l’indifferenza di molte regioni che pur avendo a disposizione fondi statali per l’assistenza agli internati che hanno il diritto di lasciare gli ospedali psichiatrico giudiziari perche’ giudicati non pericolosi socialmente, non né chiedono l’utilizzo.
RispondiEliminaArianna Isidoro