"La ricerca - spiega Eraldo Paulesu, docente di Psicobiologia e responsabile
dello studio - rappresenta quella che gli anglosassoni chiamerebbero una 'proof
of principle', ovvero la dimostrazione che potra' diventare possibile monitorare
efficacemente la risposta alla principale classe di farmaci utilizzati per
ritardare il declino cognitivo nella malattia di Alzheimer. Bisogna ricordare -
aggiunge l'esperto - che non esiste un singolo test di laboratorio o clinico per
fare diagnosi di demenza, ne' tanto meno per predire la risposta ai farmaci che
rendono disponibile una maggior quantita' di acetilcolina nel cervello".
"Attraverso una risonanza magnetica strutturale analizzata con tecnica di
Voxel-Based Morphometry - aggiunge - e' possibile individuare le aree del
cervello in cui c'e' una riduzione significativa di sostanza grigia oppure di
sostanza bianca". Lo studio, finanziato dall'Assessorato alla Sanita' della
Regione Lombardia e condotto su un panel di 23 pazienti, ha dimostrato che una
risonanza magnetica strutturale, eseguita dopo un breve periodo di trattamento
farmacologico (9 mesi), permette di differenziare i pazienti che rispondono alla
terapia da quelli che non traggono beneficio alcuno. Per
approfondimenti
fonte: http://www.sanitanews.it
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