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sabato 15 ottobre 2011

Salute mentale, le porte si chiudono.


Proponiamo per i nostri lettori l’interessante risposta di Luigi Attenasio e di Angelo Di Gennaro, rispettivamente Presidente e membro del Direttivo Nazionale di Psichiatria Democratica, alla lettera di Trichet e Draghi di qualche giorno fa sul Corriere della Sera nella quale si paventava la riapertura dei “vecchi manicomi” e il ritorno a “vecchi metodi” di detenzione sociale. ..Buona Lettura.
Il 10 ottobre è stata la Giornata Mondiale della Salute Mentale e oggi a Roma c’è il Direttivo Nazionale di Psichiatria Democratica. Già migliaia hanno firmato il nostro appello contro l’obbrobrio degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: Consolo, Staino, Mineo, Bisio, Ciotti, Zanotelli, Costanzo, De Luca, Sandrelli, Gifuni, Nicolini, Cremaschi…


Cliccate su http://www.psichiatriademocratica.com e aderite. Siamo infatti preoccupati. La lettera di Trichet e Draghi sul Corsera impone misure che distruggono diritti sociali e democrazia, “strappati” nel secolo scorso. Molte porte e spazi di “cura”, per i matti e per tutti, si vanno chiudendo, nonostante la notizia/shock del recente congresso di Parigi dell’European College of Neuropsychopharmacology che gli Europei con problemi mentali, 82 milioni nel 2005, sono oggi già 164 milioni. Ci chiediamo, sono i soli “ingranaggi” del cervello individuale a non funzionare?

Non ci accontentano le pur importanti “buone pratiche”: continuiamo a stare dalla parte dell’altro, del rom (campi nomadi!), del migrante (Centri Identificazione/Espulsione), dall’altra parte del confine arbitrario tra normalità e follia. La manicomialità (intesa come logica dell’esclusione) può abitare ovunque, in strada, in famiglia, a scuola, negli ospedali, negli uffici e chiudere i manicomi era solo il primo passo per liberarsi dalla gabbia invisibile delle norme implicite che regolano e costruiscono il legame sociale. Malgrado questa “vittoria”, è ancora viva la cultura che sorregge il bisogno sociale di manicomio come anche l’abuso e il sopruso nelle relazioni umane e se c’è da organizzare lotte e coscienze, Psichiatria Democratica non si tira indietro: a Firenze, si svolgerà (10/11 novembre) il convegno con Cittadinanza Attiva, “Salute mentale e convivenza”; il focus sarà sui nessi fra la travagliata complessità del presente e la pericolosa deriva nella quale siamo trascinati da scelte economiche-finanziarie e dissennate, un “dopo-Basaglia” a riprova che non tutto è imbalsamato e che molto si può, e si deve, ancora fare; a Verona, il giorno dopo, con la Società Letteraria e Sandro Ricci, “Razze e razzismi”, per mantenere aperti spazi collettivi di discussione su tutti gli aspetti della diversità. Comprendere l’altro e accettarlo con le sue differenze è difficile e faticoso, una negoziazione continua, accidentata, mai risolta una volta per tutte. Nel frattempo il 10 ottobre, a Valncia, al Centro Diurno Mentalia Puerto, abbiamo incontrato Julian Marcelo, leader dei familiari spagnoli, per una possibili Psichiatria Democratica valenciana (Emilio Lupo e Bruno Romano sono in contattto per una sezione argentina). Lì, con la prof. Mariella Ciani e le studentesse /enti del Liceo “C. Percoto” di Udine, alcuni dei tanti a cui da tempo, novelli de Saint-Exupery, per costruire la nave, insegniamo la nostalgia del mare, ampio ed infinito, (i giovani, i giovani, mi raccomando i giovani, diceva Franco Basaglia in punto di morte), abbiamo rappresentato L’Alienista, di Machado de Assis, il più grande scrittore brasiliano dell’800, pre Borges e Garcia Marquez. Vi si parla della follia con ironia e arguzia ma con rigore e metodo: è un apologo sul potere, sul conformismo sociale, sui mutevoli confini della normalità. Tutto avviene in Brasile, felice coincidenza perché Franco Basaglia, nel 1979, pochi mesi prima di morire, coinvolgeva in una riflessione pubblica sul senso della sua impresa, centinaia di studenti professori, semplici cittadini.

Nasceranno le Conferenze Brasiliane e Basaglia potrebbe dire:”Io sono come il menestrello medievale che attraversa i villaggi e se ne va. Quando partirò, il palco non dovrà restare vuoto”.

E allora, giovani, il palco è vostro.

Fonte: settimanale GLI ALTRI

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