
Questa confusione ha portato all'esplosione dei
tassi di depressione rilevati nelle indagini epidemiologiche e all'aumento
esponenziale del numero dei casi trattati (+300% in USA tra 1987-1997) e alla
crescita dell'uso di antidepressivi, triplicato tra 1988 e 2000, con un
incremento di 6 volte della relativa spesa farmaceutica (in Italia dati OSMED
mostrano che il 12% della spesa farmaceutica riguarda antidepressivi e
ansiolitici). E non mancano gli allarmi per il futuro: l'OMS infatti prevede
che la depressione sarà nel 2020 la seconda causa di disabilità dopo le
malattie cardiovascolari. Ma il mondo è veramente così depresso? "Ansia e
depressione sono sentimenti che emergono spesso nella vita quotidiana e - spiega
Cioni - prima ancora di essere fonte di sofferenza e impedimento (e quindi
malattia), assolvono a uno scopo: l'ansia per esempio è una reazione di allerta
di fronte a un pericolo per attivare una serie di funzioni di difesa". Il
punto centrale rimane quello di capire quando la depressione può essere
definita malattia e quando è solo uno stato d'animo fisiologico scatenato da
certe situazioni come un lutto. Non ci sono test oggettivi in psichiatria come
radiografie o esami del sangue, o un esame che possa dire in modo definitivo se
una persona sia o meno affetta da un disturbo mentale e questo rende difficile
fare una diagnosi precisa.
Tuttavia, spiega Cioni, sono già disponibili, ma
ancora troppo poco usati, indici psicofisiologici per la validazione del quadro
clinico di depressione quali ad esempio la presenza di profonde alterazioni
della qualità del sonno, rilevabili con un elettronecefalogramma (EEG); la
riduzione dell'attività elettrodermica (cioé del passaggio cutaneo di
corrente); l'aumento del tono simpatico, cioé della vasocostrizione (rilevabile
con tecniche cardiologiche). "Inoltre - aggiunge Cioni - esistono tecniche
di EEG per rilevare asimmetrie emisferiche e attività neurale che danno
indicazioni importanti. Infine promettenti risultati sembra offrire la
stimolazione magnetica transcranica (TMS) per mettere in evidenza alterazioni
dell'attivazione della corteccia prefrontale e monitorare l'efficacia della
terapia (sia degli psicofarmaci, sia della psicoterapia). Anche le tecniche di
neuroimmagine come PET e risonanza possono essere utili evidenziando
alterazione dell'attività delle aree neurali dell'affettività. E' chiaro che
bisognerebbe potenziare questo settore oggi poco sviluppato", sottolinea
Cioni. Ma per ora si riscontra soprattutto la tendenza ad ampliare il ventaglio
dei disturbi che potrebbero rientrare nel 'calderone' della depressione:
"la 'pandemia' si estende, conclude Cioni: "il DSM-V (manuale
diagnostico di psichiatria, la cosiddetta bibbia degli psichiatri al momento in
via di revisione) è pronto a trasformare anche il lutto in malattia
depressiva", così come altre situazioni che inevitabilmente generano un
senso di tristezza, sfiducia, pessimismo, disperazione.
Fonte: Ansa.it
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