Il 30 maggio alle ore 18.00 presso la sala “AxA” della Tipolitografia Foto Lampo de La Palladino Company , sita in contrada Colle delle Api a Campobasso, ci sarà la proiezione del cortometraggio “Messaggio di Speranza” che narra e descrive l’esperienza fatta da alcuni operatori del Dipartimento di Salute Mentale di Campobasso in Albania.
Al termine della proiezione seguirà dibattito dove tra gli altri interverranno il Presidente della Caritas Molise D'Onofrio Reverendo Don Franco e il Dott. Franco Veltro direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Campobasso e, tutti gli operatori coinvolti nell’esperienza albanese.
Egregio Dottore,
RispondiEliminale scrivo per complimentarmi con lei del lavoro fatto con il video “Messaggio di speranza”. Ho appena finito di vedere e mi ritrovo molto nelle immagini albanesi del cortometraggio.
Sono in albania da 7 anni, come informatico dell’Università “Nostra signora del Buon Consiglio” a Tirana. E bisogna dire che le immagini mostrano il cuore del popolo albanese, un cuore fatto di sentimenti. Spero che anche nel cuore delle persone che il prossimo 30 maggio vedranno queste immagini cresca in loro la piccola pianticella di speranza che è stata qualche volta dimenticata da qualche parte.
Ho parlato di immagini, perché in tutto il video, ogni fotogramma fa meditare dalla bottiglia in primo piano nel mare al volto dell’uomo albanese che gioisce o che si abbuia.
Pertanto bello, bello, bello e un grande GRAZIE.
Claudio Greselin
Caro dottore Veltro,
RispondiEliminaper ragioni personali ho avuto l’opportunità di vedere più volte il cortometraggio “Messaggio di speranza”.
Da appassionato di cinema, mi fa piacere complimentarmi con il regista Mussini, così come con gli altri autori per l’opera realizzata.
In particolare, su un tema delicato e toccante, Mussini non ha premuto la mano cercando facili tremori, né è andato alla ricerca di scontati plausi su una facile, prevedibile visione delle cose.
Si è messo da parte e, con un tocco lieve ma partecipe, ha fatto parlare i protagonisti, lavorare le idee e, infine, esplodere i sentimenti.
Senza sequestrare lo spettatore all’interno di un giudizio preconfezionato né costringerlo a un percorso di dolore necessitato, lo libera da condizionamenti lasciandolo esausto di emozioni, ma grato delle nuove consapevolezze, della riscoperta di territori dell’anima creduti perduti o scoperti divorati dal logorio della vita moderna…
Antonio Iarocci